[One Shot] - La lettera

Literature Race - 1° Edizione

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    Salve lettori (?), finalmente ho trovato una mezz'oretta per scrivere questa aborto one shot per il Literature Contest! Essendo la prima edizione, speravo proprio di non mancare. Potrebbe deludere qualcuno, forse. Vabbè, non dico null'altro, non mi piace spoilerare. Buona lettura!

    Costruii con cura la piccola zattera sulla quale riporvi il mio amore impresso nero su bianco. Mi ero decisa, finalmente. Mentre scrivevo con cura le parole, scegliendo le migliori, quelle più lucenti per esprimere tutto il mio amore, mi palpitava forte il cuore, avrei voluto gridarlo a tutta Gensokyo, qual'era il mio amore per lei. Ero, e sono, troppo timida per farmi avanti; del resto, io non trascino con me altro che le ingiurie e le sciagure degli umani. Prima di scrivere quella lettera, ho passato giorni a osservarla nascosta tra gli alberi, accucciata dietro i cespugli. La seguivo, senza farmi notare, senza infastidire, come qualcosa che all'apparenza non esiste, ma invece c'è; ero diventata la sua ombra, quasi. Non avevo certo il coraggio per saltare fuori all'improvviso e parlarle di quello che provavo. Siamo ottime amiche, passo pomeriggi allegri in sua compagnia; non sono sola, non sono dimenticata e il mio unico scopo esistenziale non è solo quello di addossarmi odiose maledizioni. Del resto, anche io ho sentimenti.
    Tuttavia, nonostante la mia strana determinazione successe qualcosa che non avevo previsto. Costruita la piccola zattera, poggiata la lettera sopra, mi avvicinai al letto del fiume. Nitori, Nitori! Ah, che emozione! Immaginavo cosa sarebbe successo poi. Nitori era poco distante da dov'ero io; avrei lasciato la zattera sul fiume e l'avrei fatta scorrere fino a lei. Una piccola lettera d'amore, e dentro tutti i miei sentimenti. Il passo per consegnargliela era solo poggiare la zattera in acqua. Galleggiava, placida. Immaginavo che faccia ebete probabilmente potessi avere mentre facevo tutto ciò. Guardai la zattera allontanarsi lentamente verso la piccola kappa che gustava un cetriolo seduta sul letto del fiume, mentre dimenava i piedi in acqua sorridendo allegra. Non avrebbe potuto di certo non notarla! Mi sedetti, mi portai le mani chiuse davanti alla bocca, arrossendo. L'attesa che la lettera arrivasse a destinazione mi stava torturando. E qui, successero i fatti. Aya piombò giù dal cielo, volando a pelo d'acqua salutandomi allegra. La sua velocità aveva mosso tutta l'acqua, facendo inchinare i cespugli e le foglie degli alberi alla potenza del vento che si lasciava dietro. La tengu si rialzò, sparendo di nuovo nel cielo. Guardai dalla parte della mia zattera: era stata distrutta! Andai in preda al panico, sbiancando, vedendo la lettera volare via nel cielo trascinata dal vento generato dalla tengu. Corsi in quella direzione nella speranza di acchiapparla, ma questa, leggera com'era, era troppo in alto e danzava trasportata dal vento. Potevo saltare quanto volevo, ma non ci arrivavo. Ero disperata, la lettera stava volando verso lo strapiombo ove scende l'impetuosa e potente cascata della Montagna. Ormai era persa. Sarebbe caduta in acqua, si sarebbe sciolta. Sconsolata dal fatto che il mio piano fosse andato in fumo, e amareggiata per la perdita della lettera che mi ero tanta impegnata per scrivere, notai che Nitori era scappata nel fiume forse spaventata dall'entrata di Aya. Quella stupida tengu aveva rovinato tutto! Ringhiai furiosa, scappando nella foresta con un nodo alla gola, e le lacrime trattenute a stento. Non mi feci vedere per giorni da nessuno, cercando di dimenticare quanto accaduto.

    Rapidi passi fra gli alberi richiamarono la mia attenzione. Nessuno osava avvicinarsi alla mia dimora! Rimasi in silenzio, guardando persa e confusa fra gli alberi. Un'ombra saettò fuori. Capelli bianchi, corti e disfatti, orecchie da lupo. Uno scudo all'avambraccio, una spada nel fodero. Era Momiji, una tengu che era solita aggirarsi vicino alla cascata o con Aya. Non capivo perché era venuta da me. "Senti, vorrei essere breve." disse abbassando le orecchie e avvicinandosi con aria inquieta. "Io non lo sapevo... Dei tuoi sentimenti... Insomma, ecco, io..." Stava arrossendo, sembrava quasi anche scodinzolare. Ero confusa, davvero! Da un taschino dentro la sua maglia, tirò fuori una lettera. La MIA lettera! Arrossì in preda al panico e al disagio. Me la porse con tutte due le mani, a braccia tese e capo chinò, cercando di nascondere una faccia rossa. "I-io n-non sono alla r-ricerca di u-una compagna...! Mi dispiace, scusami!" Disse alzando la testa mentre le strappavo la lettera dalle mani. "L'HAI LETTA?! oh no, oh no!" dissi nascondendo la faccia dalla vergogna. "Uh? Non dovevo? Non era per me la lettera?!" disse stranita. "N-NO! assolutamente no! Non era per te... Che vergogna!" esplosi. Era una situazione piuttosto tesa ed imbarazzante, ammetto. Io, in preda a un attacco di panico misto alla vergogna; Lei, completamente imbarazzata e dispiaciuta. "P-perdonami, ti prego! dev'esserci stato un grosso equivoco, te lo assicuro! Vedi, solitamente mi aggiro solo io per la cascata. E questa lettera è caduta dal capo! E ho visto Aya... pensavo fosse stata lei a lanciarmi la lettera per te, o... O che so io! E non c'era il mittente, né altri nomi! Solo la tua firma.." spiegò frettolosamente lei. Insomma, il fatto che Momiji avesse ricevuto la lettera e l'avesse letta era stato solo un equivoco, forse, successo anche per colpa mia. Avrei dovuto forse scrivere che era per Nitori! Mi sentii così sciocca. Fece un leggero inchino. "Mi spiace molto per quanto successo... Non dirò nulla a nessuno, né a Nitori, né Aya... Insomma, nessuno! Promesso! Parola di Momiji!" mi guardò sorridendo. Ricambiai il sorriso inchinandomi a mia volta alla tengu che dopo avermi salutata, sparì velocemente fra gli alberi, com'era arrivata. Mi guardai intorno, stracciando la lettera e insabbiandola con la terriccia che c'era sotto i miei piedi. Il giorno dopo, andai dalla mia amata Kappa, intenta a macchinare a qualche nuovo strano aggeggio vicino al fiume. "N-Nitori!" dissi salutandola. Sembrava entusiasta di vedermi. "Dov'eri finita? Non ti ho vista per giorni! Va tutto bene?" Arrossii un po'; "Tutto bene, grazie! Ti ho portato un regalo! li ho fatti per te!" tirai fuori da un fagottino un po' di sushi al cetriolo. "Uaaah! Grazie mille!" disse abbracciandomi forte. Fu uno dei momenti più belli della mia vita. La sua gratitudine riempì la mia giornata. Forse, un giorno mi sarei confessata a lei...?
     
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